Titolo dell’edizione: Dante Alighieri, La ‘Commedia’ secondo l’antica vulgata.
Curatore dell’edizione: Giorgio Petrocchi.
Sede di pubblicazione: Firenze, Le Lettere.
Anno di pubblicazione: 1966-1967.
Lingua di pubblicazione: italiano.
Informazioni aggiuntive: Società Dantesca Italiana – Edizione Nazionale
Rapporti con precedenti edizioni: Petrocchi seguì la strada intrapresa da altri studiosi fino a quel momento, quella di una riduzione aprioristica del testimoniale, ma in maniera del tutto diversa dai predecessori (vd. paragrafo successivo). Michele Barbi aveva stilato una lista di 396 loci critici per individuare i codici più utili alla ricostruzione del testo, e sulla base di questa molti studiosi avevano collazionato i codici più vicini alla loro disponibilità. Petrocchi contestò in più occasioni il metodo dei loci, ritenendo che essi potevano offrire soltanto una prima ricognizione del testimoniale – come nelle intenzioni di Barbi – e non una definita classificazione. Era partito da una simile obiezione Giuseppe Vandelli, che nella sua edizione del 1921 aveva rinunciato però non solo a sistematizzare in uno stemma la tradizione ma anche a presentare un apparato delle varianti. Uno stemma fu invece proposto da Mario Casella, che sulla base dello spoglio di un manipolo di manoscritti, raggruppati sulla base di poco nutrite – e non sempre perspicue – serie di varianti, ipotizzò una bipartizione che faceva infatti risalire all’archetipo sostanzialmente quella che Petrocchi avrebbe fatto invece discendere da un solo ramo (α): questo implica che nel canone dei testimoni ritenuti più importanti entrarono ufficialmente tre codici che avrebbero cambiato le sorti degli studi, ossia Mad Rb e soprattutto Urb, riabilitato tra i testimoni utili e per la prima volta additato come straordinariamente corretto e affatto contaminato. La sua particolare resistenza all’errore, riconosciuta da tutti gli editori, ha giocato un ruolo fondamentale perché ha di fatto attirato su di sé, e in generale sulla tradizione settentrionale, molto peso stemmatico e importanti riflessioni. La sostanziale fiorentinità delle prove ecdotiche legate alla Società Dantesca Italiana fu messa in crisi dalla bontà di lezione di un codice emiliano che forse rifletteva un dato storico di lì in avanti comunemente accettato, cioè il fatto che, viste le vicende biografiche di Dante, la prima circolazione della Commedia fu con ogni probabilità settentrionale. Altre contestazioni all’edizione Casella riguardarono la suddivisione tra gruppo vaticano, Cento e strozziani, non supportata da prove decisive, e l’importanza che era stata accordata a LauSC (il testo del Villani), che per Petrocchi aveva solo arricchito il testo Boccaccio con ulteriori varianti, e per di più non avrebbe dovuto essere accostato a Triv solo per via delle occasionali tangenze individuate dal precedente editore.
Criteri di edizione ed eventuale proposta stemmatica: Il testo prende le mosse da uno stemma fondato dalla collazione integrale dei 27 testimoni datati o databili, secondo gli studi del tempo, entro il 1355, convenzionalmente considerato l’anno in cui iniziò a circolare una tradizione della Commedia nell’editio di Boccaccio, che avrebbe soppiantato la cosiddetta “antica vulgata”, l’unica tradizione ritenuta utile alla ricostruzione testuale. Secondo Petrocchi il Certaldese non era stato un copista inerte ma era ricorso a più manoscritti alla ricerca della lezione migliore, e aveva utilizzato la sua sensibilità letteraria per ritoccare passaggi sentiti come deteriori. Petrocchi notò che le tre copie di suo pugno (To Ri Chig) erano tra loro strettamente connesse e riconducibili a Vat, e soprattutto affermò che la tradizione successiva fu fortemente contaminata proprio a partire da quella prestigiosa proposta testuale, che, culminata in Chig, nasceva con la prima delle tre copie, To. Databile intorno al 1355, il codice offriva dunque l’argine del cosiddetto sbarramento Boccaccio, oltre il quale Petrocchi garantiva che non si sarebbe individuato alcun testo nuovo e utile rispetto alla versione tramandata dai codici più antichi, ossia rispetto all’antica vulgata. Dagli studi è derivato uno stemma bipartito: da un lato α, famiglia tosco-fiorentina, da cui derivano i rami a (Mart Triv), b (Ash Co Gv e derivati) e c (Danti del Cento, Vat e tradizione Boccaccio), e dall’altro il gruppo settentrionale β, diviso tra La (d, collegato per via orizzontale a c) e Mad Rb Urb (e). A monte della tradizione campeggia un indefinito O, che dovrebbe rappresentare l’originale (o meglio, l’antica vulgata), mancando prove per la dimostrazione di un archetipo.
Caratteristiche dell’apparato: Il testo è accompagnato da due fasce di note: la prima è costituita da un apparato critico delle varianti scartate, il primo davvero esaustivo, e però non sempre di agevole consultazione, tanto per la forse eccessiva udienza data alle varianti fonomorfologiche, che, in un quadro di ben 27 manoscritti registrati, finiscono per infittirlo troppo nascondendo all’occhio quelle sostanziali, quanto per la scelta dell’apparato negativo, che costringe il fruitore a faticose sottrazioni per ricavare i codici recanti la lezione a testo. Di particolare pregio è invece la seconda fascia, cui è demandata l’argomentazione delle scelte più complesse tra le varianti dei diversi rami, particolareggiata e completa di bibliografia a tal punto da essere tuttora lo strumento di partenza per ogni discussione sulla varia lectio del poema.
Caratteristiche del commento: L’edizione non è commentata (le note esplicative della seconda fascia di apparato sono legate esclusivamente alle questioni di varia lectio).
Ulteriori scritti legati all’edizione: L’edizione è stata preceduta da tre saggi preparatori:
1) GIORGIO PETROCCHI, Proposte per un testo-base della ‘Commedia’, «Filologia Romanza», II (1955), pp. 337-364, poi in ID., Itinerari danteschi, Milano, Angeli, 1994, pp. 142-182. Si parte dall’assunto che, se si dimostrasse che la contaminazione e le corruttele si fanno più fitte con il passare del tempo, e che le lezioni buone derivano tutte da manoscritti antichi, allora si avrebbe la certezza che il testo-base della Commedia deve essere fondato solo su questi ultimi. Per questa verifica, lo studioso propose un esame a campione di un codice recenziore, l’Angelicano 1101, derivandone che non era possibile rinvenirvi lezioni più genuine di quelle tramandate dalla vulgata. In questo primo saggio si rifiuta inoltre il metodo dei loci, nella convinzione che la collazione vada estesa all’intero testo.
2) ID., L’antica tradizione manoscritta della ‘Commedia’, «Studi danteschi», XXXIV (1957), pp. 7-126. Vengono analizzate approfonditamente le varianti dei 25 codici più antichi con alcuni più recenti, a ulteriore supporto e verifica della tesi emersa nel saggio precedente. Viene proposto come criterio di sbarramento cronologico l’intervento di Boccaccio, includendo quindi nell’analisi tutti i manoscritti precedenti al 1355, e per la prima volta è valorizzata la sostanziale correttezza di Urb.
3) ID., Radiografia del Landiano, «Studi danteschi», XXXV (1958), pp. 5-27; poi in ID., Itinerari danteschi, cit. pp. 134-149. Si tratta di un esame di La, funestato dagli interventi di diversi correttori successivi, utile a recuperare le lezioni genuine che si rivelano appartenenti all’antica vulgata.
I tre saggi troveranno conferme e sviluppi nella ricchissima Introduzione, che occupa l’intero vol. I dell’edizione, e in particolare nei Criteri fondamentali dell’edizione (pp. 3-56) e nella Classificazione dei testi (pp. 93-412), che termina con la presentazione dello stemma (pp. 404-412). Le varie sezioni della tradizione (a, Cento e gruppo vaticano, altri testi di tradizione toscana, tradizione settentrionale) sono analizzate separatamente per individuarne errori e lezioni caratteristiche, con particolare attenzione agli Errori prevalentemente monogenetici. Un’ultima parte è dedicata alle Note linguistiche e osservazioni finali (pp. 413-477), che portano l’attenzione dell’editore al codice fiorentino più antico, Triv, che fungerà da testo di superficie; la sezione si chiude con una descrizione degli apparati. L’Appendice (p. 481), riprendendo i contenuti delle tavole di apertura, inclusive di bibliografia (pp. xiii-xlvi), raccoglie un regesto dei codici della Commedia, una tavola di variazioni rispetto alla Bibliografia di Colomb de Batines e un elenco delle edizioni del poema e dei suoi antichi commenti.
Autore scheda: Giuseppe Alvino.
Come citare questa scheda: Giuseppe Alvino, scheda di Giorgio Petrocchi, La ‘Commedia’ secondo l’antica vulgata (Firenze, Le Lettere, 1966-1967), Dante Critical Texts, online; URL: h ttps://www.dante.unina.it/dct/public/pagine/edizioni (consultato il gg/mm/aaaa).